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In questa giornata di freddo intenso è bellissimo ritrovarsi davanti al caminetto con in braccio mia figlia Martina che mi coccola come fossi il miglior padre del mondo. E’ il suo ottavo compleanno e con le gote arrossate dai raggi del fuoco parliamo della notte in cui venne al mondo.

I suoi occhietti attenti e luminosi non perdono un minimo movimento delle mie labbra e tutto il suo piccolo essere anela il passo successivo del mio racconto.

Tra bacetti e carezze e abbracci ci ritroviamo a parlare del Natale.
Mancano 4 giorni e lei ancora non ha scritto la letterina per il polo nord.
Preoccupato di non riuscire a trovare il regalo che desidera, con mille espedienti cerco di conoscere l’oggetto del desiderio. Finalmente eccomi svelato l’arcano: un bambolotto che mangia, che addirittura  fa la pipì e la pupù con annesso fasciatoio.

Non mi sembra molto convinta della richiesta e nell’evolversi del discorso finiamo col parlare di Babbo Natale.

Mi appare subito chiaro che lei nutra seri dubbi sulla sua esistenza e che non sappia come dirmelo. Dal suo punto di vista è come se questo
possa arrecare offesa a me per il fatto stesso che io ne parli come di una persona reale e tangibile.

La guardo pieno d’amore e la tranquillizzo adducendo che il suo papà una volta è stato bambino, che anch’io, un giorno di troppo tempo fa,  scoprii che quel signore vestito di rosso non scendesse dal camino per portarmi i regali.

Compresi solo successivamente che perdendo quella mia ingenuità puerperale non divenni più adulto ma solo più arido. Oggi so che Babbo Natale non vive al polo nord ma in tutti quelli che gioiscono nel donare il sorriso ad un bambino.

Siamo tutti bambini, non inariditevi.

 

Blackmoore ….. l’elfo

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